lunedì 30 novembre 2009

Un maggiordomo scrive libri. Sogno proletario??


Nel precedente articolo sul caso Marrazzo e sull’influenza A si è parlato del potere che l’informazione ha sulla opinione pubblica.
Ma chi è il re dell’informazione italiana? Chi è il gran cerimoniere dei dibattiti televisivi? Chi da oltre 10 anni decide e discute delle vicende politiche e non del nostro Paese? Sì, è proprio lui, un uomo, un plastico di Cogne. Con il suo Porta a Porta, Bruno il maggiordomo ha fatto le sue fortune, ci ha regalato perle di fantastica televisione verità: le interviste fatte ai terremotati, il risotto di D’Alema e il contratto con gli italiani, sono solo degli esempi, ma potrei citarne milioni.
Solo che, il buon Vespa, non si limita a straziarci solo col suo programma d’ “approfondimento”; ha anche velleità da scrittore. Chi non ricorda capolavori del calibro di "L'amore e il potere", "Da Rachele a Veronica, un secolo di storia italiana". Quanto nei giorni scorsi il suo libro è entrato nelle nostre trasmissioni televisive preferite con delle “sconvolgenti” anticipazioni???
Straziante. Ma una buona idea per il Natale: se qualcuno volesse fare la brace oppure ci tenesse a fare Natale col camino…


Andrea Cazzato

mercoledì 25 novembre 2009

L'ARTE DI AMARE - 1^ PARTE

Molti, sicuramente avranno letto "L'Arte di Amare" di Erich Fromm, un grande classico che ruota attorno al grande dilemma dell'Amare (semmai ci fosse bisogno di spiegare cosa significa AMARE...e non a caso, l'autore divide l'opera in TEORIA e PRATICA).
"E' l'amore un'arte..oppure una piacevole sensazione...qualcosa in cui imbattersi è questione di fortuna?". Qui si contempla la prima ipotesi.
Si avverte un grande bisogno di Amore eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d'amore...atteggiamento che si basa su diverse premesse:
- La maggior parte della gente ritiene che amore significhi "essere amati", anziché amare...
- Si suppone che il problema dell'amore sia il problema di un oggetto, non di una facoltà...
- Spesso si confonde l'esperienza iniziale d'innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati...
Erich Fromm afferma che l'Amore è un'Arte, così come la vita è un'Arte...e nel delineare i passi necessari per imparare un'arte, divede il rpocessi in due parti: Teoria e Pratica...
"Ma oltre a conoscere Teoria e Pratica, c'è un terzo fattore necessario per diventare maestro in qualunque arte: NON DEVE ESSERCI AL MONDO NIENT'ALTRO DI PIÙ IMPORTANTE".


Massimiliano Murgese

venerdì 13 novembre 2009

Il "verse" della Mannoia

Il video sottostante è un frammento del concerto di Fiorella Mannoia al Gran Teatro di Roma. Ovviamente è un video musicale, ma non solo: la fulva cantautrice fa una premessa prima di suonare il pezzo(la cover di "Occhio non vede cuore non duole" di Jovanotti). La premessa è quello che in musica viene chiamato verse e consiste nella narrazione recitata che introduce la canzone. E' una tecnica usata nei musical ed anche in altri generi in altre epoche, ha subito variazioni e riacquisizioni, ma la sua funzione principale è sempre la stessa, quella di creare suspanse. Una vera e propria arte che l'artista sfrutta per creare indugio, accrescendo così l'attenzione verso la narrazione cantata. Il messaggio della Mannoia è attuale, come nella migliore tradizione del cantautorato italiano parla della vita reale e delle forme e dei simboli che ad essa attribuiamo, parla direttamente al pubblico ponendosi al suo livello, come una pari s'include nel discorso. E' un discorso che denuncia un ordine egemonico che impone il suo dominio, un ordine del quale non abbiamo immagine, ma concreta percezione. Si tratta di un'induzione a riflettere, accompagnata da un piacevole senso di unione e speranza, di credere ancora in noi come unici e veri fautori delle nostre vite, parafrasando ciò che dice la cantante, come coloro che devono riaccendere il loro fuoco interiore non ancora spento e dargli movimento.
Buon ascolto.




Purtroppo la qualità del video non è delle migliore, ma credo che converrete con me che il contenuto del messaggio è chiaramente comprensibile anche senza supporto grafico. E' proprio il caso di dire che non è la forma, ma è il contenuto quello che conta.


Eleonora Coderoni

lunedì 9 novembre 2009

IL SENSO DELLA VITA: la verità dei nostri giorni


Il percorso di vita di ognuno di noi è difficile da decifrare, perché c'è sempre "l'imprevisto" che ci fa cambiare direzione. Io lo paragono ad un bivio, ma senza senso, senza direzione da scegliere, ma molteplici strade da percorrere, dove c'è sempre un inizio e mai una fine.
Poi c'è la strada più breve, quella che in un niente si percorre, quella che, con piccoli favori, compromessi, con "lecchinaggi" vari, è la più sicura: " FUTURO CERTO".
Questo tipo di strada, qui in Italia, va molto di "moda"; a quanto pare è l'unica soluzione per ottenere qualcosa di concreto, in qualsiasi campo.
L'unica soluzione per vivere in questo oceano di squali affamati. Si può vivere solo facendo e/o ricevendo favori; "DEGLI SCAMBI CARINI DA FARE, DA CONDIVIDERE", simpatico vero?
Basta pensare alle ultime cronache riportate: per ottenere un bel voto all' università, bisogna concedere "prestazioni private" ai professori.
Bhe!!! Io devo proprio essere all'antica, perché ho dovuto studiare per ottenere qualcosa.... che strana la vita! Sarei dovuta nascere in quest'era, così sarebbe stato tutto più facile......
La verità è che la società in cui viviamo ci porta ad avere tutto e subito senza "fatica".
La verità è che siamo degli opportunisti e non abbiamo voglia di fare niente di concreto, di sincero, nei confronti di questa società fasulla, dove si sente di tutto, senza più scalpore.
Oggi è raro trovare delle persone che sono disposte ad imparare, a recepire le "fatiche" dei nostri avi. Queste persone dovrebbero darci un grande insegnamento: Amare ciò che si vuol fare realmente nella vita; Amare se stessi e le persone che ci circondano; Amare l'ambiente, perché è fondamentale vivere in una società pulita non solo esternamente, ma anche interiormente. Amiamo noi stessi e non distuggiamo questo mondo ricco di meraviglie.


Anna Murgese

giovedì 5 novembre 2009

Piccoli passi nel sentiero del gusto


Un luogo comune che spesso si sente dire è: "è facile cucinare, basta avere tempo". Ogni volta che mi capita di ascoltare ragionamenti del genere, mi si rizzano i capelli. Realizzare una buona pietanza è come conquistare l'oggetto del nostro passionale desiderio. Ci vuole pazienza, dedizione, un occhio particolarmente attento ma soprattutto la scelta di ingredienti di buona qualità. Chi vuole un uomo o una donna di seconda scelta? Allo stesso modo, per esempio, è meglio fare il sugo con il basilico fresco piuttosto che con quello liofilizzato. Sembrerà un esempio banale, ma vi assicuro che il sapore cambia radicalmente. A tal proposito, prima di arrivare alla composizione di piatti gustosi, di bell'aspetto e che abbiano l'effetto desiderato sul nostro partner, bisogna avere conoscenze di base sugli ingredienti, in particolare quelli che hanno le giuste componenti afrodisiache.
Direi di incominciare dalle spezie (intensificatori di sapore che riescono a dare gusti particolari e inaspettati), che in passato oltre che per condire gli alimenti e fabbricare profumi, erano utilizzati per la realizzazione di filtri amorosi. Tuffiamoci nel mondo inebriante e profumato delle spezie:
Alloro: ha un sapore molto intenso, è consigliato usarlo in piccole quantità (una foglia piccola o metà di una grande), esagerando si rischia di rendere amara la pietanza. Ha sempre avuto il significato di virilità: gli eroi romani cingevano il capo di corone di alloro.
Basilico: è basilare in tutte le cucine che si rispettino. Si aggiunge alla fine, ed è più efficace da fresco. In molti culti antichi il basilico è associato alla fecondità e alla passione.
Cannella: si estrae dalla corteccia dell'albero della cannella, è utilizzato in molti dolci, anche se alcune culture viene accostato alla carne. L'infuso di stecche di cannella è raccomandato durante il ciclo mestruale e la gravidanza.
Chiodo di Garofano: è aromatico e piccante e va usato con attenzione, tolto dal piatto prima di essere servito. Si usa nei dolci, con la carne, e in alcuni sughi.
Curry: è un insieme di spezie ( zenzero, cannella, semi di senape, peperoncino...), nella cultura indiana e indonesiana, si prepara un curry particolare per ogni piatto. In Occidente ci sono due varietà: delicato e forte, quest ultimo è per i valorosi.
Menta: ha un sapore fresco e viene utilizzata in dolci, bevande e anche in molte pietanze. Il profumo è favoloso.
Origano: tipico della cucina mediterranea, dal sapore e aroma intenso. Si potrebbe improvvisare un bagno con l'amante in una vasca colma d'acqua calda e origano.
Salvia: è preferibile utilizzarla fresca e non secca. Accompagna secondi piatti dal sapore forte (esempio: il maiale). Dall'aroma penetrante, va usata con moderazione. Nell'antica Grecia, i soldati venivano ricevuti dalle loro donne con un infuso di salvia che ne aumentasse la fertilità.
Vaniglia: ingrediente essenziale nella preparazione dei dolci. Il suo aroma viene utilizzato anche per profumare la pelle, specialmente nelle occasioni con il partner.
Zafferano: ha un colore arancione rossastro, che dopo la cottura, colora tutto di giallo. Ha un retrogusto amaro, si usa in dosi moderate. In Oriente gode della fama di stimolante.
Non ho elencato tutte le spezie, solo alcune, ma non mancherà la descrizione di alte. Aspettando il prossimo appuntamento, riporto una frase del Dalai Lama: "Avvicina l'amore e la cucina con sconsiderato abbandono"


Veronica Casale

Lucca Comics and Games: una giornata tra i protagonisti dei fumetti




"Il fumetto è considerato un po' come il parente povero del romanzo e del libro d'autore
[...] rappresenta una nuova dimensione di vita e di pensiero,
un nuovo genere della letteratura di evasione che interessa un numero assai elevato di lettori di tutte le età"

"La Metodologia dei fumetti applicata ai subnormali"- R. Zavalloni/ M.L. Bertolini



"Nella Toscana in mezzo ad una pianura
cinta da spalti, e fosse di bell'arte
con intorno colline di verdura
ed amene montagne da ogni parte
giace vaga città con forti mura
ch' Ercole o Polifemo, o il fiero Marte
minacciar non potrebbero e si appella
Lucca gentile, popolata e bella."

Così recitano i versi di Frà Puccini da Casoli, che meno di 3 secoli fa descriveva la città di Lucca. E' una descrizione valida anche ai giorni nostri, in quanto la città "dall'arborato cerchio" (D'Annunzio) è sicuramente una delle poche in Italia che conserva intatte alcune caratteristiche del passato. Ed è proprio all'interno del suo suggestivo centro storico che ogni anno, ormai dal 1966, si ospita il Festival del Fumetto. Generalmente è un evento che cade sotto il ponte dei Morti, e che allieta i visitatori per 3 giorni, previo pagamento di un biglietto giornaliero. 20.000 mq di aree espositive, 600 eventi organizzati e disseminati tra piazze e palazzi storici per la più grande manifestazione del settore in Italia. Editori, artisti emergenti, commercianti del fumetto accorrono per condividere la loro arte e per proporre nuovi o vecchi personaggi, con la speranza che magari possano diventare dei cult della portata di Dylan Dog. E' un evento aperto a tutti: collezionisti, amanti e anche chi come me si è avicinato al mondo del fumetto solo da poco. Si viene rapiti dalla bellezza e dalla estrema organizzazione della fiera, oltre che dai colori e dalle maschere sfoggiate da ragazzi, che hanno il potere, supportati dall'intera atmosfera, di farci tornare bambini anche solo per poche ore. Con un pò di fortuna poi si riesce a strappare qualche autografo, e nelle occasioni migliori anche disegni dei nostri idoli fumettistici. Non è un evento certamente da perdere perchè il fumetto, che viene ancora visto come un fenomeno legato al mondo dell'infanzia, è in realtà una forma di espressione a tutti gli effetti che nei confronti di bambini e adulti ha una funzione educativa e culturale.


Rita Murgese

mercoledì 4 novembre 2009

Live Jukebox: "Heroes" by David Bowie

E' un pò noto a tutti che gli artisti per dar vita alle loro creazioni devono essere ispirati da qualcosa o da qualcuno. Ed è altrettanto noto che molte volte sono i demoni personali ed il dolore più in generale a spingere l'artista a partorire le proprie idee migliori. David Bowie non fa certo eccezione a questa regola. Prima di comporre "Heroes", a metà degli anni '70, il Duca Bianco attraversò una grave crisi di carattere personale, dovuta ad abusi di alcool e droghe, e Los Angeles (luogo in cui risiedeva ai tempi) rischiava seriamente di essere la sua tomba. Ma il trasferimento a Berlino risultò essere la sua salvezza, sia per quanto riguarda la sfera personale sia nell'ambito lavorativo. Memorabile rimarrà nella storia della musica leggera internazionale la sua celebre "Trilogia Berlinese", composta dai tre album appunto che hanno visto la luce nella capitale tedesca, ovvero "Low, Heroes e Lodger". "Heroes" fa parte dell'omonimo album del 1977 e da molti è considerato il capolavoro del musicista britannico. Prodotto e scritto assieme a Brian Eno, il brano vuole assumere i connotati di un grido di dolore da parte di un ragazzo, rivolto alla propria amata per dissuaderla a non andarsene. Il quadro generale assume ancora più significato se a fare da sfondo alla canzone c'è il Muro di Berlino che "lascia" per un attimo il suo status di simbolo della Guerra Fredda per divenire l' ostacolo d' amore tra i due giovani amanti. E anche in questo risiede la bellezza del brano di Bowie.
Avrei potuto sicuramente mettere il pezzo originale tratto dall'album ma sono del parere che ogni grande cantante riservi il proprio meglio nelle esibizioni live. Quindi godetevi questo pezzo e questa splendida interpretazione del Duca Bianco e tentate di sentirvi anche voi "eroi solo per un giorno".






Luca Praino

Influenza A e caso Marrazzo…ma i veri problemi???



“L’Italia è una repubblica fondata sul gossip, la falsa morale e i terrori indotti”. Se solo i Padri costituenti avessero potuto dare uno sguardo all’Italia dei nostri giorni, avrebbero ripensato alla stesura degli articoli della nostra carta.
Partiamo dal caso Marrazzo. Dai bombardamenti massicci della tv italiana (strumento fondamentale nelle mani dei “costruttori” dell’opinione pubblica), noi tutti sappiamo ogni informazione sulla vicenda: sappiamo cosa l’ex governatore indossava durante il video commissionato dai carabinieri corrotti, la scena montata con le tre piste di cocaina e tutti i movimenti che questo video ha fatto nella varie redazioni. Ma sinceramente, di tutta questa vicenda, cosa ci importa realmente? Che Marrazzo abbia questa “perversione” sessuale non mi sembra sia un problema che ci riguarda; infatti non penso assolutamente che andare coi transessuali l’abbia condizionato nelle scelte per la Regione Lazio. Che abbia fatto uso di sostanze stupefacenti, tipo la cocaina, è una cosa ben più grave a mio parere. Ma chissà perché tutta l’attenzione si sposta su Brenda. Squallidi poi i commenti dei nostri politici, della serie “Almeno Berlusconi andava a donne”, come è indecente che un premier sia invischiato in queste storie di trame, di ricatti e di foto da acquistare.
Ed il caso Influenza A. Grazie a Topo Gigio sappiamo che dobbiamo lavarci le mani e che dobbiamo fare arieggiare le stanze. Ma veramente?? Dai telegiornali a Studio Aperto, tutti parlano della pandemia. Tutti si improvvisano grandi luminari della medicina. Aggiungere ulteriori commenti mi pare sia superfluo.
Penso sia più giusto però parlare di qualcosa di più grave che sta succedendo nel nostro Stato: il caso Cucchi, la crisi economica, l’attacco alla magistratura, le riforme. Ah no scusate, è vero..l’Italia è una repubblica fondata sul gossip, la falsa morale e i terrori indotti.

 

Andrea Cazzato

Parnassus, l'uomo che voleva ingannare il diavolo




Uscito nelle sale italiane il 23 ottobre 2009, “Parnassus” si colloca subito tra i primi posti della classifica dei film più visti in Italia. Diretto da Terry Gilliam e sceneggiato da Charles McKeown, “Parnassus, l’uomo che voleva ingannare il diavolo,” è legato oltre che alla originalità della pellicola anche alla morte del protagonista Heath Ledger, scomparso nel gennaio 2008. Morto per una overdose non volontaria di farmaci, Ledger non riesce a terminare l’opera cinematografica. Viene rimpiazzato da tre famosi attori, Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law, almeno per quanto riguarda le scene girate nel mondo fantastico all’interno dello specchio, in cui i tre interpretano le personalità dello stesso Tony (Heath Ledger). Migliaia di anni fa il dottor Parnassus (Christoper Plummer) fece un patto con Mr. Nick, il diavolo interpretato da Tom Waits, per ottenere l’immortalità. Il prezzo da pagare però è alto, in quanto Parnassus gli avrebbe dovuto cedere sua figlia , la dolce Valentina (Lily Cole), quando lei avrebbe compiuto l’età di sedici anni. Per evitare di perdere l’amata figlia, Parnassus negozia un nuovo patto: Valentina sarà del primo tra i due in grado di sedurre cinque anime. Intanto l’arrivo di un misterioso straniero, Tony Shepard ,finirà per cambiare le regole del gioco. Salvato dalla compagnia “Imaginarium” Tony entrerà a tutti gli effetti a far parte del gruppo teatrale, e per gratitudine nei loro confronti si impegnerà nel far decollare lo spettacolo. Nella sua persona però si cela una amibiguità latente , perché, a differenza di quello che vorrebbe far credere, nella vita fa tutt’altro che beneficenza per i bambini: è un piccolo truffatore che ha seri problemi con la mafia russa, un abile affabulatore, un affascinante furfante. Deciso ad aiutare Parnassus, Tony si imbarcherà in un viaggio attraverso mondi paralleli per salvare la ragazza dal maligno. Per passare da una dimensione all'altra, Tony entrerà nello specchio magico dove, di volta in volta, le sue sembianze cambieranno radicalmente (Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law).
Questo film rappresenta un mondo parallelo a quello della realtà, limitrofo perché in esso è protagonista il libero arbitrio che fin dall’alba dei tempi incarna la natura dell’uomo. Parnassus è il riflesso di ognuno di noi, uomini e donne alla deriva , costretti a scelte non sempre favorevoli. Il significato intrinseco al film è sicuramente profondo ma dà come l’impressione che sia stato cucito al suo interno per opera di una forzatura. La pellicola infatti risulta a tratti noiosa e lenta in quanto non riesce a cogliere il ritmo incalzante del tema.


Rita Murgese